Adomaker è il progetto realizzato dalla cooperativa sociale Cogess in coprogettazione con i servizi sociali del Comune di Milano per soddisfare i bisogni relazionali di adolescenti con fragilità e facilitare la socializzazione.
Condividiamo l’articolo pubblicato sul blog MutuaOggi dove la mutua sanitaria Cesare Pozzo dà spazio alle cooperative socie, raccontandone i progetti.

Un gruppo di adolescenti fragili, un educatore, uscite collettive lockdown permettendo, produzione di video. Ma soprattutto nuove relazioni.
Si può così condensare Adomaker, il progetto realizzato dalla cooperativa sociale Cogess in coprogettazione con i servizi sociali del Comune di Milano. L’obiettivo, pienamente raggiunto secondo il coordinatore Dario Ferrario, era quello di soddisfare i bisogni relazionali di adolescenti con fragilità, accompagnandoli nel raggiungimento delle abilità sociali.
Il progetto, iniziato a ottobre 2019 e conclusosi di recente, è stato realizzato grazie a un bando del Comune che ha voluto sperimentare un ampliamento dell’offerta del servizio sociale con attività di gruppo da affiancare ai servizi domiciliari.
Come spiega Ferrario, “l’idea del Comune era quella che i servizi domiciliari, molto individualizzati, avessero bisogno di allargare lo sguardo attraverso attività di gruppo, avvicinando persone diverse. Il nostro è uno dei sette progetti finanziati”.
Ad Adomaker hanno partecipato una decina di adolescenti segnalati dai servizi sociali del Comune o coinvolti attraverso le reti e i servizi di Cogess, come i doposcuola e l’assistenza compiti.
Tutta l’attività è stata finalizzata alla creazione di un gruppo che facilitasse la socializzazione. “Siamo partiti – spiega Ferrario – dalla constatazione che Milano offre moltissime esperienze, ricreative, ludiche, sportive, culturali, ma c’è una fascia di adolescenti che fa fatica ad avvicinarvisi”.
“Hanno difficoltà – prosegue il coordinatore – a buttarsi in attività di gruppo, anche a causa di substrati socio-culturali che non li hanno aiutati. Sono ragazzi che non hanno fatto pian piano esperienze, hanno pochi amici e vivono fragilità psicologiche. Il nostro intento è stato quello di facilitare l’esperienza, anche attraverso l’educatore”.
Il ruolo dell’educatore è quello di mediatore, perché il progetto è fondato sull’educazione alla pari: “I partecipanti – dice Ferrario – erano adolescenti abituati a stare molto da soli e, anche per questo, con buone competenze tecnologiche. L’educatore ha puntato molto su questo aspetto, affinché ciascuno portasse le proprie conoscenze non per isolarsi, ma per fare gruppo e costruire relazioni”.
Attraverso le app di messaggistica, i ragazzi, che non si conoscevano, hanno avuto maggiori possibilità di esprimersi, per poi consolidare le relazioni attraverso i gruppi in presenza, iniziati prima del ferreo lockdown della primavera scorsa.
L’educatore ha potuto proseguire l’attività anche nei mesi in cui erano sospese le attività in presenza, attraverso chat, videochiamate, lavoro su immagini e video messi in spazi condivisi. Le famiglie, già preoccupate della fatica a uscire dei propri figli, durante il lockdown si trovate impreparate e si sono attivate affinché il progetto potesse proseguire mentre tutto il resto, dalla scuola allo sport, era bloccato.
Utilizzando e imparando i software per il montaggio, i ragazzi hanno realizzato diversi brevi video, anche a seguito delle uscite sul territorio effettuate quando possibile, e un prodotto finale di 15 minuti in cui ciascuno ha raccontato la propria esperienza.
“Ogni ragazzo si è costruito un avatar, accentuando le caratteristiche personali. Ciò è interessante – sottolinea Ferrario – perché partendo da aspetti tecnici, i ragazzi hanno lavorato molto su di sé, lasciandosi andare anche in modo autoironico. Al termine di Adomaker erano tutti molto soddisfatti, fra di loro sono nate amicizie da sviluppare anche oltre questa esperienza: finalità prima dei progetti educativi che devono poter proseguire quando non c’è più l’educatore. Si tratta di non lasciare in sospeso dei bisogni quando termina il progetto”.
Secondo la cooperativa sociale, dal video delle interviste emerge come ciascun ragazzo si sia visto riconosciuto nelle sue capacità e competenze, soprattutto a livello personale, relazionale emotivo e sociale, trovando nel gruppo la possibilità di sentirsi adeguati e di potersi esprimere liberamente.
Obiettivo centrato quindi, anche dal punto di vista pedagogico. Adomaker è stato una “finestra sull’esterno, importante per allenarsi a stare con i coetanei e col gruppo”.
Cogess è una cooperativa sociale i cui lavoratori sono tutelati dai piani sanitari di CesarePozzo, offre servizi alla persona di vario genere (domiciliari, scolastici, territoriali) a soggetti diversi come minori e famiglie, persone fragili, anziane o con disabilità.
“Per noi – conclude Ferrario – progetti come questi, anche se piccoli, sono importanti per aprirsi al territorio e alla cittadinanza, per conoscere realtà diverse da noi (scuole, associazioni, realtà aggregative). In sostanza fare rete e mettere insieme risorse”. La cooperativa ha infatti riprogettato l’esperienza e sta cercando di riproporla attraverso altri canali di finanziamento, quali i bandi di Fondazioni operanti sul territorio.