La cooperativa sociale da molti anni dirige il settore didattico dell’Acquario Civico di Milano e cura progetti socio-educativi rivolti soprattutto a bambini e ragazzi.
Condividiamo l’articolo pubblicato sul blog MutuaOggi dove la mutua sanitaria Cesare Pozzo dà spazio alle cooperative socie, raccontandone i progetti.
In un mondo di rapidi e pericolosi cambiamenti climatici e ambientali, le nuove generazioni hanno dimostrato maturità e consapevolezza spesso superiori a quelle di chi – governi, istituzioni, imprese – dovrebbe mettere in campo politiche incisive.
Contribuire a diffondere queste consapevolezze, facendo divulgazione scientifica ed educando alla complessità e alla bellezza dei nostri ecosistemi, è lo scopo della cooperativa sociale Verdeacqua che da molti anni dirige il settore didattico dell’Acquario Civico di Milano.
A questa attività, Verdeacqua affianca altri progetti socio-educativi, rivolti soprattutto a bambini e ragazzi. La cooperativa si propone di trasmettere conoscenze e sviluppare una coscienza ambientale che induca a comportamenti più corretti e sostenibili per preservare gli ambienti e le risorse naturali.
Clima Liquido, concluso da qualche mese, e Missione Pelagos, in fase di avvio, sono due esempi di questi progetti. Il primo ha coinvolto gli studenti di scuole secondarie sul ruolo delle acque nei cambiamenti climatici planetari.
Emilio Mancuso, biologo marino e presidente della cooperativa, spiega che l’intento è stato quello di “ribaltare il paradigma: prima di raccontare il cambiamento climatico e gli effetti sugli ecosistemi acquatici, abbiamo voluto interagire con gli adolescenti per capire cosa sanno del cambiamento climatico, quale sia la loro percezione”.
Problema, sfida o indifferenza? “Capire il loro punto di vista è stato un ottimo terreno di incontro e di confronto, stimolato da eventi di divulgazione innovativa”: immersioni nei Laghi di Como e Maggiore e nel mare di Noli, condivise in diretta con i ragazzi grazie ad attrezzature subacquee hi-tech, durante le quali si è dialogato di cambiamenti climatici in relazione a dissesto idrogeologico, sfruttamento delle risorse ittiche e ricerca scientifica sui mari.
I risultati, secondo Mancuso, sono stati “belli e inaspettati”, i ragazzi hanno realizzato un sondaggio sui temi trattati e “sono riusciti, utilizzando i loro canali social, ad avere riscontri, pareri e idee da un numero elevatissimo di coetanei, che realmente non ci aspettavamo. Il primo risultato entusiasmante – prosegue Mancuso – è stato proprio questo: vedere quanto e come si sono attivati, quante competenze trasversali hanno messo in campo e quanto sono stati proattivi”.
Nel merito, poi, il progetto ha confermato che “il cambiamento climatico per i ragazzi è un problema serio. I dati ottenuti lasciano sperare che, se attivati e stimolati in maniera critica e consapevole, gli adolescenti di oggi diventeranno adulti attenti e in grado di esser parte della soluzione e non più del problema. La nostra grande responsabilità – conclude Mancuso – sta nel dar loro tutti gli strumenti e le competenze perché possano farlo”.
In questa direzione va anche il progetto “Missione Pelagos: balene e delfini dei nostri mari”, frutto della collaborazione tra Verdeacqua e l’Istituto Tethys.
Scopo del progetto è la realizzazione di una piattaforma web per le scuole primarie e secondarie di I grado, per informare e sensibilizzare docenti e studenti sul Santuario Pelagos, l’area marina protetta compresa fra Liguria, Toscana, Sardegna e Provenza con un’alta concentrazione di cetacei.
Il presidente di Verdeacqua specifica che la piattaforma sarà strutturata per offrire contenuti scientifici e materiali scaricabili, favorendo un processo di educazione e coinvolgimento di insegnanti e alunni, anche in totale autonomia, “esperienze di continuità per lavorare e giocare collettivamente in aula e a casa, lavoro integrabile nella progettualità didattica e funzione di moltiplicatore, permettendo la pubblicazione di elaborati degli stessi alunni (produzioni artistiche, racconti, spettacoli teatrali, ecc.), che da condividere con altre scuole”.
Come spiega Mancuso, i cetacei sono “specie ombrello”, stando “al vertice di una rete trofica, svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema in cui si trovano”. Le politiche di protezione di queste specie coinvolgono tutto l’ecosistema, dovendo agire in maniera efficace anche sugli organismi che stanno nei livelli più bassi della catena alimentare.
“Tutelare i cetacei del Santuario Pelagos vuol dire tutelare tutti gli animali che vivono nelle sue acque, dai piccoli crostacei planctonici di cui si nutrono, ai tonni, alle tartarughe, alle verdesche, ai pesci luna, ai polpi sul fondo e al meraviglioso Corallo Rosso del Mediterraneo. Solo un approccio eco-sistemico può portare reali effetti positivi al nostro mare, non è pensabile ‘salvare balene e delfini’ senza prenderci cura delle acque in cui vivono”.
Il cambiamento climatico ha ripercussioni sui cetacei come su tutti gli organismi marini: in mari e oceani sempre più caldi, le grandi balene e balenottere trovano meno plancton di cui nutrirsi ad esempio. Meno ovvio e meno noto, invece, è che questi animali siano un mezzo di contrasto al cambiamento climatico. “Recenti ricerche scientifiche – spiega Mancuso – hanno evidenziato come balene e balenottere, col loro muoversi tra la superficie e le zone fonde e col loro modo di nutrirsi sottraggono agli oceani una grande quantità di carbonio. Dobbiamo ridurre le nostre emissioni e aiutare la natura ad aiutarci: favorire cioè tutti quei processi ecosistemici in grado contrastare il cambiamento climatico sottraendo carbonio dall’atmosfera e dagli oceani”.
Trasmettere a bambini e ragazzi queste conoscenze e queste consapevolezze è ciò che si ripropone Verdeacqua. Secondo il presidente, “la regola aurea è educare alla complessità. Una corretta informazione è la base di qualsiasi processo educativo e, nel nostro caso, deve partire per forza dal principio per cui gli ecosistemi funzionano proprio perché sono complessi. Nella complessità risiede la resilienza, la capacità di resistere alle perturbazioni”. Con l’età cambia solo la metodologia di comunicazione “per attirare la loro attenzione e attivarli in un processo di condivisione e crescita di informazioni e competenze”, in confronto costante col mondo della ricerca scientifica.
La conclusione di Mancuso è che “i ragazzi e in generale la società civile, hanno bisogno di essere educati alla comprensione della complessità, della bellezza e dell’importanza del patrimonio naturale. Dare buone regole di comportamento per essere cittadini operosi non funziona, se non c’è una reale comprensione delle dinamiche e del nostro ruolo in queste dinamiche. Una volta che i principi di educazione alla complessità e alla bellezza dei nostri ecosistemi sono messi nella giusta prospettiva, i risultati si vedono”.
Secondo Mancuso si è smesso di pensare al futuro, anche attraverso messaggi errati secondo i quali “economia ed ecologia sono scollegati”: “credo che si possa riassumere tutto nell’unico grande obiettivo di fornire, attraverso l’educazione e l’informazione, tutti gli strumenti affinché le giovani generazioni possano ricucire questo scollamento, consapevoli che non esiste economia senza ecologia. Il futuro è il loro, ma nostra è la responsabilità e il lavoro da fare affinché esso sia diverso”.